'note' musicali

PARERI: CANTARE IN CORO...


Cantare in coro la gioia di vivere

C’è chi nella vita si sente un solista e chi no e sceglie il coro per aver voglia di cantare e di vivere una costruttiva esperienza in sinergia con persone affini, riconoscendo il valore del confronto e l’incredibile valenza terapeutica, esaltando l’energia che si sprigiona dal cantare insieme per sentirsi capaci di dare e prendere confrontandosi. È straordinario vedere adolescenti, adulti e persone di sessant’anni imparare a cantare e muoversi a tempo. Nel nostro progetto esiste la ferma volontà di pregare in modo libero e creativo. Le nostre atmosfere echeggiano spiritual Gospel e spesso ci siamo esibiti con danzatori di pizzica. Ci si ritrova a cantare in coro quelle canzoni che magari si è per anni cantato da solo. Al bando il narcisismo più o meno consapevole di molti solisti. Dunque i coristi sono affiatati, vitali, frizzanti ed hanno capito che dare è bello quanto, e forse più, che ricevere. Canta che ti passa, dunque. Ed in coro è meglio...

Cantare...

C'è proprio gusto a cantare in coro: spirito di squadra, amicizia, misticismo, voli immensi nella storia e nel tempo, tutto si fonde nell' emozione di cantare in coro. A tutti piace cantare in coro, è una cosa innegabile. Già la musica in generale avvicina e rende la comunicazione fra le persone più spontanea e diretta, ed in più il cantare è una pratica liberatoria, emozionante, divertente e tra l’altro semplice, tutti possono farlo. Quindi che c’è di meglio del cantare in coro? Anticamente il canto liturgico è stato per diversi secoli l’unica forma musicale esistente, derivante dagli antichi canti religiosi ebraici e confluito nel canto gregoriano (dal nome del suo fondatore Papa Gregorio Magno), ed in seguito (dopo circa 600 anni) esso trovò una forma meno liturgica ma più artistica con l’avvento e lo sviluppo delle prime forme polifoniche. A quel tempo le donne erano escluse dalla pratica del canto – sacro o profano che fosse – ed allora le parti acute erano affidate agli uomini che cantavano in falsetto (castrati) e la vocalità prese tutt’altra strada. Ma dopo il tempo del Rinascimento, la musica corale si estese al di là della sola liturgia e le parti corali presenti nei melodrammi e negli oratori si svilupparono secondo regole armoniche precise e perfette nel loro equilibrio, fino ad arrivare (con le opere di Vivaldi, Bach, e Handel) al massimo splendore, per poi giungere alle pagine sublimi di Mozart e Beethoven. Inoltre, la musica corale occupa un posto rilevante nell’educazione e nella formazione d’ogni individuo, perché il coro è una vera e propria scuola che educa la persona ad interagire con gli altri membri del gruppo: fondamentale è per un corista il controllo della propria voce in relazione a quella degli altri, facendo in modo che essa si amalgami e non prevarichi mai sull’insieme. Ed ecco che ascoltarsi ed ascoltare sono due elementi fondamentali per chi canta in un coro. L’attività corale è quindi altamente educativa, ha in sé una naturale e riconosciuta capacità psicoterapeutica e sa favorire il corretto sviluppo dell’equilibrio mentale ed il benessere generale, per l’evoluzione intellettiva dell’essere umano e per fare in modo che esso possa far emergere tutte le sue potenzialità. Cantare in coro è dunque una vera e propria disciplina, dove c’è bisogno di ordine, attenzione, concentrazione, controllo, cultura specifica, sensibilità e capacità relazionali. Il canto corale è un'espressione quasi spontanea per le nostre genti, pertanto è auspicabile mantenere in vita i canti della tradizione, far sì che non vada perduto un patrimonio vasto ed importante tanto sotto il profilo strettamente musicale che sotto quello storico-etnografico.

L. A.

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